C’era una volta, e c’é ancora adesso, un angelo custode. Era un angelo come tanti altri, ma era molto triste perchè era custode e protettore di un bambino così discolo che non si era mai visto, si chiamava Paolo. Paolo era svogliato, disubbidiente, qualche volta cattivo e tutte le volte il suo angioletto si disperava e non sapeva più come fare per trattenerlo. Finché un giorno ebbe un’idea grandiosa. Chiese un colloquio con Dio e quando si trovò alla sua presenza espose la sua proposta.
Chiese il permesso di scendere sulla terra e di parlare con Paolo sicuro in questo modo di riuscire a convincerlo a cambiare vita. Dio ci pensò un po’ su ed infine accordò all’angioletto custode il permesso di fare quest’ultimo tentativo, ma con la promessa di non toccare la terra con i piedi, altrimenti non avrebbe più potuto risalire in cielo. Il mio angelo custode allora chiese timidamente come avrebbe fatto a non poggiare i piedi per terra, ma Dio non fece altro che sorridere facendo gli auguri di buona fortuna. L’angioletto cominciò a girovagare per il cielo volando da una nuvola all’altra pensando a come poter scendere sulla terra mantenendo i piedi separati da essa. Ad un tratto fu attirato dal vociare di alcuni angeli che stavano giocando su di una nuvola attrezzata con un’altalena. Immediatamente capì che aveva trovato lo strumento adatto per la sua missione. Aiutato dagli altri angioletti riuscì a costruire un’ altalena con le corde lunghe dal cielo alla terra. L’angioletto si accomodò sul sedile e si raccomandò con gli amici di farlo scendere lentamente e poi di trattenere le corde fino al suo segnale di risalita. Per l’occasione aveva vestito il suo abito migliore, quello delle grandi occasioni, un frac tinta nuvola completo di bastone e cappello. Cominciò la discesa finché non si trovò sospeso a mezz’aria in attesa di Paolo. E Paolo non si fece attendere; incuriosito dal personaggio così strano subito si avvicinò domandando chi fosse e come mai avesse la faccia così triste.
L’angioletto iniziò la sua storia da quando era stato assegnato come suo custode elencando tutti i dispiaceri che aveva passato per colpa sua, e ad ogni nuova avventura aggiungeva un granellino di sabbia sulla piccola bilancia che teneva in mano, la quale pendeva inesorabilmente in un solo senso. Paolo lo ascoltò con attenzione; ma lui era furbo; non era mica un bambino che credeva agli angioletti, e così con una alzata di spalle fece per andarsene. L’angioletto disperato vedendo sfuggire il suo protetto cominciò a chiamarlo dicendo che non poteva scendere dall’altalena in quanto non sarebbe più potuto risalire. Paolo si fermò; tornò indietro, guardò l’angioletto in lacrime e gli disse che gli avrebbe creduto se gli avesse fatto vedere il cielo sopra le nuvole. L’angioletto ci pensò un poco su, poi decise che una vita salvata valeva pure una sgridata del “Capo”. Fece salire Paolo sull’altalena e diede ordine ai suoi amici di tirare su. L’altalena non si mosse. L’angioletto gridò più forte; niente; come prima. Paolo stava per prendersi la sua rivincita quando l’angelo cominciò ad arrampicarsi su una delle corde. Svelto come un gatto anche lui lo seguì dall’altra corda ed insieme salirono fino alle nuvole. Quando arrivarono su, videro che gli amici erano tutti addormentati e quindi non avevano udito il comando di risalita. Ma se loro avevano lasciato le corde dell’altalena, come mai non era caduta sulla terra ? I due si accorsero allora che le corde proseguivano in alto, su un’altra nuvola.
Ripresero a salire, arrampicandosi finché non spuntarono dall’altra parte. Si trovarono di fronte al “Capo” che aveva le corde dell’altalena legate ad un dito e li guardava sorridendo. Paolo che era davanti si voltò indietro in direzione dell’angioletto per chiedere spiegazioni e con immenso stupore si accorse che il viso dell’angelo era diventato uguale al suo, come una goccia d’acqua. A quel punto capì tutto, capì che era tutto vero quello che aveva ascoltato dalla bocca dell’angelo, capì che era di fronte a Dio e capì che di fronte a Dio tutti gli angeli custodi sono visti con lo stesso volto degli uomini di cui sono custodi sulla terra. Ridiscese trasformato, e cominciò a mettere in pratica quello che tutti gli avevano insegnato e lui non aveva mai seguito. Un giorno ripassò nel luogo in cui aveva incontrato l’angelo e ci trovò ancora l’altalena. Si sedette e cominciò a dondolarsi, felice di sentirsi cullato dalla mano di Dio. Guardò in alto e vide sopra la nuvola il “suo” angioletto sorridente con in mano la stessa bilancia del primo incontro; questi cominciò a versare la sabbia del piatto su Paolo trasformandola in una pioggia di polvere dorata che ricoprì il suo cuore e lo riempì di felicità.
Oggi Paolo non ha più bisogno di andare a dondolarsi sull’altalena per sentirsi vicino al Padre che é nei cieli, ma ancora oggi i suoi bambini prima di addormentarsi alla sera vogliono ascoltare la stupenda avventura del loro papà e del “suo” angioletto.
fonte: guide.supereva.it/angeli/interventi/2005/11/233941.shtml