Il Confucianesimo (termine usato la prima volta dai gesuiti nel XVII secolo) è uno dei tre credi della Cina (gli altri due sono il Daoismo e il Buddhismo). Fuori dalla Cina, la principale comunità confuciana si trova nella Corea del Sud.
Cenni storici
Confucio (termine usato in Occidente per Kongfu zi, 551-479 a.e.v.), discendente di una nobile famiglia decaduta, nacque nello stato di Lu, in quella che è l’attuale provincia dello Shandong. Attento studioso delle antiche tradizioni, Confucio visse in un periodo di aspre lotte (vari stati si combattevano, cercando con ogni mezzo di prevalere l’uno sull’altro). Rendendosi conto che gli antichi valori stavano ormai decadendo, Confucio decise di insegnare ai giovani la saggezza degli avi. Come egli stesso dichiarava, il suo era il compito di un maestro che trasmetteva, non creava. Confucio raccolse e riordinò quindi i testi antichi, ma non scrisse niente di quanto insegnava. I suoi insegnamenti ci sono giunti solo attraverso i discepoli che trasmisero ai posteri le sue parole, e da quanti in seguito ampliarono ed integrarono (in varie maniere) gli insegnamenti del maestro. Tra questi, Mencio (Mengzi, 372-289 a.e.v.) sosteneva che l’animo umano era fondamentalmente buono, e Xunzi (312-238 a.e.v.) sosteneva che era fondamentalmente cattivo ma si poteva correggere con lo studio. Zhu Xi (1130 – 1200) introdusse concetti filosofici nella originaria dottrina confuciana, dando luogo al così detto Neoconfucianesimo, che dagli ultimi decenni del XVI secolo finì col soppiantare il Confucianesimo stesso.
Il canone
Il numero dei libri che rientrano nel canone confuciano non è fisso (in alcune epoche furono considerati classici alcuni testi, in altre epoche altri). Una delle suddivisioni più note è quella che fa riferimento ai “Cinque classici” (Wu Jing) ed ai “Quattro libri” (Si Shu).
Princìpi fondamentali
Gli insegnamenti confuciani vertono più che altro sulle norme morali di comportamento che ogni individuo deve seguire, non perché gli siano imposte, ma perché, dopo averle apprese tramite uno studio rigoroso, egli sa esattamente come deve agire nella società. Colui che segue queste norme è consapevole che la famiglia e lo stato si basano su rapporti gerarchici, che implicano il riconoscimento dell’autorità e di determinati doveri reciproci: i doveri che legano principe e ministro, padre e figlio, marito e moglie, fratello maggiore e fratello minore, amico maggiore e amico minore.
L’uomo deve praticare nei confronti dei suoi simili la rettitudine (yi), l’umanità (ren) e la pietà filiale (xiao), e adempiere ai riti (li) che scandiscono rigidamente i rapporti tra gli uomini e i rapporti tra l’uomo ed il cielo.
Non esiste la concezione del bene e del male fini a se stessi, ma è riprovevole un cattivo comportamento. Non esiste il concetto del peccato, o la concezione di un essere trascendente o di mondo ultraterreno. Esiste la società, nella quale si vive: il confuciano impara attraverso lo studio a comprendere razionalmente la realtà che lo circonda e, di conseguenza, a comportarsi nella maniera appropriata in ogni occasione, non contrastando con il suo agire l’armonia che deve esistere in ogni ambito, umano e naturale.
Confucio diceva di non essere contrario che al Cielo (Tian), inteso come essere immateriale, venisse indirizzato il culto. I riti religiosi facevano parte della vita sociale e in quanto tali andavano compiuti: il Cielo è in qualche modo il garante dell’armonia universale che, con i suoi segni di approvazione e disapprovazione, fa capire all’uomo e al sovrano qual è il giusto comportamento. Pur avendo posto particolare attenzione solo alla morale e al comportamento sociale, sin dalla metà del I secolo e.v. il Confucianesimo si arricchì di risvolti religiosi. Per un breve periodo lo stesso Confucio fu considerato una divinità, e nei templi in cui era eretta la sua statua, fu onorato con sacrifici, ma le cerimonie a lui tributate ben presto acquistarono carattere più laico che religioso. Anche sotto l’aspetto religioso il Confucianesimo si oppose a ogni forma di culto popolare in cui si credesse agli spiriti, agli esorcismi, a forme di divinazione, presentandosi come un vero e proprio culto civile di tipo comunitario, caratterizzato da riti e da preghiere, da feste e da fiere che si svolgevano periodicamente. Oggetto di un culto particolare erano gli antenati, i cui nomi venivano incisi su tavolette di legno, conservate in casa. Proprio il culto tributato agli antenati fu causa di accese polemiche in Occidente nel corso del XVII secolo: nel 1705 fu condannato dal Papato che lo giudicò idolatrico, e solo nel 1939 fu infine considerato lecito, in quanto ritenuto non di tipo religioso. In epoca contemporanea, negli anni 70 del secolo XX, vi è stata una dura critica e un duro attacco da parte dei dirigenti della Repubblica Popolare contro Confucio, ma ancor oggi il Neoconfucianesimo continua a sopravvivere in vari strati del popolo cinese.
Rapporti con le altre religioni
Il Confucianesimo, che non si può considerare una vera e propria religione, ha sempre convissuto in modo relativamente pacifico con Daoismo e Buddismo, che sono da ritenere religioni vere e proprie: un detto cinese, che dice sanjiao yijiao (“tre religioni, una religione”), esemplifica bene l’atteggiamento sincretistico del popolo cinese riguardo alla religione.
Credenze confunciane
Confucio pensava che per vivere una vita migliore occorresse rispettare gli altri e onorare la memoria dei propri avi. A questo fine si dovevano possedere cinque virtù: gentilezza, rettitudine, sobrietà, saggezza e credibilità. La virtù è una qualità che ognuno può acquistare, poiché l’uomo, di per sé, non è né buono né cattivo, ma ha la possibilità di diventarlo.
I confuciani credono nello ]en, che è il principio della cortesia e della lealtà verso il prossimo. Infatti per Confucio il benessere di ognuno dipende direttamente dal benessere degli altri. La sua influenza sulla società cinese fu tale che fino all’inizio del XX secolo gli esami di idoneità per essere assunti dalla pubblica amministrazione cinese si basavano ancora sui suoi insegnamenti.
Riti, devozione e scritture
l confuciani danno grande importanza alla famiglia e ai suoi valori. Ai bambini si insegna a rispettare i genitori e gli anziani e a ubbidire loro. Gli antenati vengono venerati sia nei templisia negli altari domestici. Le principali scritture sacre del confucianesimo sono cinque testi, detti i ‘Cinque Classici’, in cui sono raccolte poesie, descrizioni di eventi storici, rituali e precetti che esprimono molti insegnamenti di Confucio.