Negli ultimi anni la droga si è diffusa sempre di più fino a diventare una fonte di guadagno inesauribile per le organizzazioni di stampo mafioso. Essa rappresenta uno dei principali problemi del nostro secolo, che viene eternamente discusso, forse troppo, ma mai risolto: basta accendere il televisore, in qualunque momento della giornata, per assistere a una tavola rotonda che ne illustri gli aspetti più drammatici. La droga, cui hanno dato il soprannome di «peste bianca» per le numerose vittime che provoca, si trova in qualsiasi paese, anche il più desolato. Ma la cosa che più spaventa è che essa colpisce soprattutto i giovani, che vogliono «provare» e non riescono a sottrarsi al fascino misterioso e inquietante di un semplice spinello. Così, un amico, o un compagno di giochi, racconta le sensazioni che si provano con la droga e poi offre un pizzico di marjuana o di hascisc; e il gioco è fatto.
I ragazzi pensano che le droghe leggere non facciano male. Al contrario, esse producono notevoli effetti negativi, tanto per cominciare, e poi, chi si è lasciato imbrigliare una volta è difficile che non ripeta lo stesso errore con le droghe pesanti, che molto spesso diventano fatali. Inoltre, a favorire il dilagare del problema, soprattutto nel tessuto giovanile, contribuisce il basso costo delle nuove sostanze, la facilità nel reperirle e nell’usarle.
Lo spaccio avviene addirittura in alcune scuole, o in molti casi sono gli stessi ragazzi a distribuirla. Gli spacciatori, infatti, per evitare il rischio di essere colti sul fatto affidano la distribuzione ai ragazzi, insospettabili e poco costosi. Molti pensano, chissà poi perché?, che la droga sia usata soprattutto da persone di basso rango sociale. Non è così: ricchi, benestanti, sportivi famosi e perfino le più affermate star dello spettacolo ne fanno largamente uso, queste ultime perché probabilmente non riescono a sopportare lo stress derivante dalla loro professione particolare, che le costringe a rimanere sulla breccia durante tutto il corso della loro carriera. Negli ultimi anni, la droga ha formato un terribile binomio con l’aids: i tossicodipendenti sono risultati la categoria più a rischio di questa devastante malattia. Ciò perché i tossicodipendenti si scambiano tra loro le siringhe, che il più delle volte possono essere infette.
Ma perché ci si droga?
Si inizia perché si pensa di poter provare un senso di beatitudine che erroneamente si crede che la droga susciti. Le prime volte, non sempre e non in tutti gli individui, essa può suscitare un generale senso di benessere psicofisico, accompagnato talvolta da sensi di nausea e da sensazioni di smarrimento della propria personalità, ma poi, a causa dell’assuefazione, inevitabile fin dalla prima volta, si cade in un baratro da cui è molto difficile uscire. A quel punto è rigorosamente certo che non si ottiene più alcun beneficio dalla droga. Anzi. Se essa non viene più consumata si hanno terribili crisi di astinenza, che spingono anche al furto per procurarsi il denaro necessario per acquistarla, o a diventare a propria volta spacciatori per essere compensati con la dose che il proprio organismo reclama. Le droghe sono di vario tipo: quelle leggere, che vengono soprattutto fumate, come la marjuana, e le pesanti, come la cocaina e l’eroina. Gli spinelli rendono il consumatore come ubriaco, ebbro, provocando danni al sistema nervoso centrale e ai polmoni, la cui entità dipende naturalmente dalla frequenza del consumo.
La cocaina, la cosiddetta droga dei ricchi, non suscita una particolare dipendenza, salvo in caso di abuso, ma è ugualmente molto pericolosa per l’organismo e in particolare per il cervello. L’eroina, insieme al crack, suo velenosissimo derivato, è per antonomasia la droga del tossicodipendente. Essa porta a una rapida assuefazione, con conseguenti crisi epilettiche, dato che entra direttamente nella circolazione sanguigna, tramite endovena. Gli acidi sono sempre più diffusi, soprattutto fra i giovani, che lo usano quale “carburante” per le interminabili notti in discoteca. Il loro uso, a seconda della composizione chimica delle innumerevoli varianti, provoca eccitazione, euforia, riduce la fatica, la timidezza, e così via, a prezzo di seri effetti collaterali a carico del sistema nervoso. I maggiori luoghi di produzione di stupefacenti sono i Paesi dell’ America latina, dove spesso costituiscono l’unica forza economica. Se è pressoché impossibile risolvere il problema della droga alla radice, ancor più difficile è impedirne l’importazione clandestina, dato che viene svolta dalla mafia e da altre potenti organizzazioni criminali.
In Italia, per arginare il problema del consumo della droga era stata approvata una legge secondo la quale il drogato che rifiutava la terapia disintossicante veniva messo in carcere, ma in breve tempo ci si è resi conto che la cosa non poteva funzionare, a meno di voler mettere in carcere metà della popolazione.
E se la vendita della droga venisse legalizzata?
Per quanto possa sembrare assurdo, si raggiungerebbe un primo grande risultato: si eviterebbe il cattivo taglio della droga, che provoca la maggior parte dei morti, e si avrebbe una migliore qualità della vita del tossicodipendente. Mi pare giusto che, prima di risolvere il problema generale, e tutti sappiamo che i tempi sono lunghi se ci si riesce, si cominci col proteggere l’incolumità del suddetto, che molto spesso è una vittima inconsapevole e innocente. Liberalizzando la droga, penso che si potrebbe ridimensionare il problema e forse anche risolverlo in tempi relativamente brevi.