La piccola Agnes era rimasta sola nella stanza dell’albero di Natale. I suoi genitori stavano mangiando nella stanza accanto. In realtà sarebbe già dovuta essere a letto da tempo, ma aveva chiesto di poter restare nella stanza dell’albero di Natale almeno fino a quando tutte le candele sull’albero non si fossero spente. Si era accucciata su una sedia al centro della stanza, tenendo tra le braccia la sua nuova bambola e osservava le luci natalizie consumarsi una ad una.
Ogni volta che una di esse tremolava per poi spegnersi lentamente, gli occhi della bambina si riempivano di lacrime, perché non capiva come mai le luci, che avevano brillato tutta la sera così vivaci e gioconde, dovessero morire. Poco a poco tra gli alberi del grande albero di Natale si fece scuro. Lo scintillio delle catenine dorate e delle palline perse di intensità.
Solo una unica luce era sopravvissuta alle sue sorelle. Bruciava piccola e silenziosa sulla cima più alta dell’ albero. La bambina la fissava. La luce si fece sempre più piccola. All’improvviso divampò e ondeggiò inquieta di qua e di là. Agnes saltò su e lasciò cadere la bella bambola nuova sul pavimento. Tese le braccia verso la luce che si spegneva piano e cominciò a piangere così forte e amaramente, che un ragazzo si affacciò dalla stanza accanto. Disperata esclamò: “Ora deve morire anche questa! Georg, guarda, è già quasi morta!” “Chi?” domandò il ragazzo e Agnes rispose: “L’ultima luce lassù in alto! Non si vede più, è sicuramente morta! Si era sforzata così tanto di brillare più a lungo!””Lo sai”, cercò di consolarla con tono rassicurante il ragazzo, “le luci dell’ albero di Natale non muoiono mai”. “Ma non ci sono più! Dove sono, se non muoiono?” chiese Agnes e lo guardò con grandi occhi pieni di aspettativa. “Vuoi sapere dove sono ora le piccole luci? Beh, probabilmente saranno fuori, lontano, nella palude, tra i pascoli grigi e il canneto. Staranno danzando qui e là come piccoli e buffi diavoletti” le spiegò Georg. Ma la piccola Agnes gli chiese ancora: “È tutto vero?
Nella palude si possono davvero veder ballare le piccole luci?”. “Ma certo. Non hai mai sentito parlare di fuochi fatui?”. “Vuoi dire che tutte le luci del nostro albero di Natale sono là fuori, anche quella che ha brillato così a lungo e che si è appena spenta?” .”Naturalmente” confermò il ragazzo. “Danza già con le altre sulla palude e nuove fiammelle giungono saltellando da ogni dove. Tutte le candele di Natale che si sono consumate si incontrano là. Non puoi nemmeno immaginare lo sfavillio, il chiacchierio sommesso e le risatine!”. La bimba lo guardava timida e incerta. “È così. Puoi credermi” la rassicurò il ragazzo ancora una volta. Agnes gli credette. Le sue parole la consolarono. L’idea, che le lucine danzassero nella palude, le piaceva molto.
Quando più tardi la mamma le diede il bacio della buona notte, le raccontò la storia dei fuochi fatui che ballavano e che prima erano luci dell’albero di Natale. “Stai attenta, stanotte sognerai sicuramente di loro!” disse la madre sorridendo. E appena Agnes ebbe chiuso gli occhi, il suo bianco letto di piume si trasformò davvero in un grande prato verde. Tante piccole fiammelle accorrevano sul prato saltellando e nel mezzo vi riconobbe la luce della cima dell’ albero di Natale che aveva brillato così a lungo. Agnes saltellò e danzò con lei e con le altre luci nel prato e sulla palude, fece il girotondo intorno ai vecchi alberi del pascolo e dimenticò completamente quanto era stata triste, quando aveva pensato che tutte le luci di Natale fossero morte. E dimenticò anche che stava solo sognando.