La leggenda di San Giorgio che uccide il drago è conosciuta e rappresentata in tutta Italia, ma vide le sue origini nella nostra bella terra di Romagna, quando, nel lontano Medioevo questo santo cavaliere liberò la nostra regione da un terribile e mefitico dragone. Le vecchie donne romagnole hanno cantato per secoli in chiesa “L’Urazion ad San Zorz“, un canto, una preghiera in vernacolo che narra questa leggenda religiosa tanto cara ai credenti di tutte le terre cristiane.
C’era una volta un drago ruggente che abitava in un nero lago puzzolente. Questo terribile dragone con occhi di fuoco e lingua di fiamma, pretendeva sempre dalla gente della valle una creatura da mangiare. Finite le bestie dovettero arrendersi a sacrificare le persone e la prima prescelta fu proprio la figlia del re. La povera principessa ebbe dieci giorni per prepararsi al sacrificio, poi fu accompagnata al lago tutta adornata. Passava in quel mentre un cavaliere che vedendo quella bella e ricca fanciulla abbandonata sulle rive del lago, le chiese cosa facesse. La giovane narrò la sua triste storia e pregò San Giorgio di andarsene subito se non voleva fare la sua stessa fine, ma questi rispose coraggioso che l’avrebbe salvata e chiese cosa avrebbe ricevuto in cambio. Naturalmente tutto il suo regno!
Al santo però, non interessavano onori e ricchezze, voleva solo che tutti diventassero dei buoni cristiani e questo si fece promettere dalla fanciulla. Arrivò in quel mentre l’orribile drago sputafuoco che dalla bocca emanava un insopportabile fetore e San Giorgio per un attimo si sentì perduto, ma un Angelo del cielo lo spronò a compiere il suo dovere. Così, il santo cavaliere in groppa al cavallo e con la spada sguainata che da sette anni non era più stata usata, andò incontro al dragone per piegarlo al suo volere. Su quel grosso collo mollò un fendente e il dragone si accasciò; allora ordinò alla principessa di chiudergli la bocca con la sua cintura, perché da quella mefitica boccaccia non uscisse più nessuna sventura e se lo tirarono dietro fino al paese, docile come un agnellino e senza pretese. Furono accolti con ogni onore e gioia e il re volle a tutti i costi premiare quel giovane e ardito cavaliere. Gli offrì castelli, oro e argento, ma San Giorgio chiese loro di credere in Dio e di farsi battezzare. Solo questo voleva e questo ottenne. In fede sua si battezzarono a migliaia e da quel giorno non si vide più nessun dragone.